Camminiamo insieme: il Vescovo apre il cammino sinodale diocesano

Un popolo in cammino sulle strade della comunione, della partecipazione e della missione. È questa l’immagine offerta per la Diocesi di Alghero-Bosa in occasione dell’apertura del percorso sinodale, Domenica 17 Settembre, condivisa nel corso della Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Mauro Maria. Un periodo scandito dalla possibilità di ascoltare ed essere ascoltati, all’interno di una realtà ampia, la Chiesa, che si interroga sul suo stato attuale grazie alla collaborazione di tutti, e non esclusivamente dei soliti noti. E sarà proprio questa la forza del Sinodo: la capacità di includere nel percorso tante voci, tante esperienze, perlopiù classificabili nell’universo dei lontani dalle sagrestie e dal mondo ecclesiale. Il Documento preparatorio al percorso sinodale dice che questa nuova proposta si inserisce in un contesto che ha questi protagonisti: una pandemia globale, conflitti locali e internazionali, un crescente impatto del cambiamento climatico, migrazioni, varie forme di ingiustizia, razzismo, violenza, persecuzioni e crescenti disuguaglianze in tutta l’umanità, per citare alcuni fattori. Nella Chiesa, il contesto è segnato anche dalla sofferenza vissuta da minori e persone vulnerabili “a causa di abusi sessuali, abusi di potere e abusi di coscienza perpetrati da un numero significativo di membri del clero e persone consacrate”. Prendendo coscienza di quella che è la situazione dentro la quale ogni pellegrino è invitato a camminare sarà necessario interiorizzare l’idea che la sinodalità rappresenta il cammino attraverso il quale la Chiesa può essere rinnovata dall’azione dello Spirito Santo, ascoltando insieme ciò che Dio ha da dire al suo popolo. Tuttavia, questo cammino percorso insieme non solo ci unisce più profondamente gli uni agli altri come Popolo di Dio, ma ci invita anche a portare avanti la nostra missione come testimonianza profetica che abbraccia l’intera famiglia dell’umanità, insieme ai nostri fratelli cristiani di altre denominazioni e alle altre tradizioni di fede. Sarà importante, per tuto questo periodo, avere ben chiaro che la sinodalità non è un termine accessorio, ma bensì un componente basilare della vita della Chiesa, non è tanto un evento o uno slogan quanto uno stile e un modo di essere con cui la Chiesa vive la sua missione nel mondo. La missione della Chiesa richiede che l’intero Popolo di Dio percorra un cammino insieme in cui ogni membro svolge il suo ruolo fondamentale, unito agli altri. Una Chiesa sinodale cammina in comunione per perseguire una missione comune attraverso la partecipazione di ciascuno dei suoi membri. Nell’omelia, Padre Mauro ha voluto spiegare come “il cammino che ci viene proposto dal Vescovo di Roma, che presiede nella carità a tutte le Chiese sorelle, ha un’indicazione comprensibile solo alla luce del dono gratuito che Gesù ha fatto di sé, per noi. […] Si tratta di un evento unico e viviamo un momento di storia, di Chiesa e di civiltà unico. La comunione non è fatta da una condivisione di obiettivi ed interessi, ma è tutta fondata sulla persona del Signore. La comunione, umanamente parlando, se c’è si declina in partecipazione ed è inutile dire che si è in comunione quando non si è presenti, quando non si è insieme. Essa produce questo senso profondo di appartenenza ecclesiale, che chiamiamo partecipazione, ed insieme contribuiscono a realizzare la missione”. Il Vescovo ha indicato i prossimi quattro anni, che condurranno al Sinodo del 2025, utili per rifare il tessuto comunionale della Chiesa per “riuscire a ricontattare una cultura che in questo momento ha, in entrata e in uscita, la spina staccata dal Vangelo, almeno apparentemente!”.  Ogni comunità, ogni ambiente “anche quello che solitamente non viene ascoltato o non ci ascolta”, deve essere coinvolto e per procedere occorrerà che ogni domanda sia presa seriamente in considerazione, con il massimo dell’interesse forti dell’esperienza “di quando, mentre parliamo, non veniamo ascoltati”. Ogni domanda esige tempo ed ogni storia esige disponibilità ad incontrare lasciandosi interpellare dall’altro, senza pregiudizi e manifestando accoglienza. Ed è nell’incontro con l’altro che si riesce a conoscere sé stessi, senza paura che dal confronto possa emergere la verità, perché quest’ultima è portatrice di liberazione.  “Ascoltare è la vita della Chiesa in questo momento, ma lo è sempre” ha detto Morfino, ponendo l’attenzione su questa prima fase del cammino sinodale diocesano che si concluderà nell’aprile 2022.  Un esercizio lento, come dice Papa Francesco, in cui tutti sono chiamati a dire la loro, evitando l’artificiosità e la superficialità delle risposte.