Descrizione araldica ed esegesi
Descrizione
Inquartato da un filetto d’argento in croce: nel primo, di rosso, alle figure di Gesù e dell’apostolo Giovanni abbracciate, la sinistra dell’uno sulla spalla dell’altro che con la destra cinge il fianco del maestro e moventi da un desco imbandito d’un piatto con un pane e d’un bicchiere, il capo dell’Apostolo reclinato sulla spalla sinistra del Maestro, che tiene la mano destra incrociata con la sinistra dell’Apostolo sul desco, il tutto d’oro; nel secondo, d’azzurro al rotolo della sacra scrittura aperto d’oro caricato delle lettere ebraiche tau e aleph e delle lettere greche capitali alfa e omega poste in fascia le une sopra le altre di nero; nel terzo, d’azzurro alla M maiuscola gotica d’oro; nel quarto, di rosso al cuore d’oro fiammeggiante al naturale.
Disegno realizzato dal grafico araldista
Giuseppe Quattrociocchi (www.gqaraldica.it)
Esegesi
Gli elementi che compongono lo stemma episcopale del vescovo Mauro Maria sono, insieme, memoria e futuro. Esprimono da una parte gli elementi umani, relazionali, culturali, ecclesiali e spirituali che ne hanno plasmato l’esistenza e, dall’altra, la progettualità che, dal dono dello Spirito per il ministero episcopale, investe da ora in avanti, il suo servizio ecclesiale.
I due termini che strutturano il motto in parole latine, amicizia – verbo, sono la chiave di volta dell’intero stemma. Il tessuto biblico sottostante si evince senza troppa fatica: i capitoli 13-17 del Vangelo di Giovanni e la Prima Lettera di Giovanni. L’intreccio indisgiungibile tra Parola ascoltata/vissuta e l’Amore, nelle citate pagine bibliche, è continuo, sostanziale, strutturale. L’ascolto della Parola spalanca gli spazi del divino e dell’umano congiungendoli e dona di vivere con l’Amore, per l’Amore, nell’Amore ogni incontro, ogni relazione, ogni ministero.
L’esperienza ecclesiale di questi anni di ministero diaconale e presbiterale ha condotto il vescovo Mauro Maria a considerare come, tanto spesso, le comunità cristiane desiderano, e anche fortemente, essere un segno e porre segni credibili di amore. Ma spesso la strada imboccata non porta dove si vorrebbe. Ci si disperde in vicoli ciechi. La Scrittura ci indica una via sicura: si devono dilatare le radici della fede aprendosi all’ascolto della Parola. Sarebbe vano e velleitario pretendere che nella propria esistenza o nella propria comunità brilli l’Amore se non c’è crescita di fede, ma è ancor più vano e velleitario pretendere una fede matura senza un continuo, serio, voluto, cercato, patito ascolto della Parola. Dalla Parola di Dio riceviamo un criterio robustamente oggettivo per valutare il nostro ascolto, la nostra preghiera, il nostro incontro con lui: chi più e meglio ama ha davvero ascoltato, ha davvero pregato, ha davvero incontrato il volto del Signore. L’amore è il vero ed esclusivo termometro del nostro ascolto e della nostra preghiera.
Gli elementi dello stemma esemplificano tutto questo.
Gesù che abbraccia Giovanni davanti alla tavola eucaristica: ascoltare il Verbo, mangiare di Lui dona al discepolo “gli stessi sentimenti del Figlio” (Fil 2) e, spalancandogli divinamente gli spazi del cuore, lo fa nascere ad una amicalità non selettiva, sanante, coinvolgente. Inizia così, realmente, a dare la vita.
La meghillah/rotolo della Scrittura: Primo e Nuovo Testamento, nella loro inscindibile unità, sono il luogo nativo dell’imparare Dio e l’umano, luogo specializzato per tale apprendimento. Ed è, naturalmente, anche memoria feconda degli anni di studio e di insegnamento della Scrittura e dell’annuncio della Parola svolta da padre Mauro Maria.
La M maiuscola gotica: la presenza della Vergine Madre, la sempre Ausiliatrice, colma silenziosa la vita di ogni credente e la conduce al Figlio. Ma la medesima iniziale M, è l’incipit dell’identità personale del nuovo vescovo. Contestualizzata tra l’abbraccio di Gesù e Giovanni e il rotolo della Scrittura, si coglie come l’identità personale possa essere alla fine decodificata solo dall’Amore, dalla Parola e da una maternità a tutta prova.
Il cuore infiammato: è tratto dallo stemma della Famiglia religiosa da cui il vescovo Mauro Maria è stato chiamato al ministero episcopale, i Salesiani di Don Bosco. Questo grande educatore ripeteva ai suoi figli: “L’educazione è cosa di cuore”. Non di cuore gelido e irrigidito, ma di cuore bruciante ed empatico. Posto immediatamente sotto il rotolo della Scrittura, rimanda a quella come al Libro per eccellenza dell’educazione alla fede e dell’educazione all’umano.
In Amicizia et in Verbo. Per tutti e sempre.