Intervista ai delegati regionali per il Sinodo all’Assemblea della CEI
Nella settimana tra il 23 e il 27 Maggio, la Conferenza Episcopale Italiana si è riunita a Roma per discutere e confrontarsi su vari argomenti tra cui il percorso sinodale che sta accompagnando e accompagnerà la Chiesa nei prossimi anni. Il nuovo Presidente della CEI, Cardinal Matteo Maria Zuppi, nel corso della sua prima conferenza stampa ha detto che “per la prima volta erano presenti a due sessioni dei lavori i referenti regionali del percorso sinodale, tra cui molte donne. Gruppi sinodali per la prima volta insieme ai vescovi, nel nome della collegialità e della sinodalità: un binomio su cui il Papa ha insistito con molta forza, non ci ha chiesto una ricerca sociologica, ma di metterci in ascolto. Continueremo l’anno prossimo questo cammino, che sarà una sorta di grandi ‘Stati generali’ della Chiesa”. Per la Sardegna hanno partecipato Bernardetta Nieddu (Arcidiocesi di Sassari) e don Mario Farci (Arcidiocesi di Cagliari) e a loro abbiamo posto alcune domande.
Bernardetta e Don Mario, avete partecipato all’ultima Assemblea CEI. Qual è il clima che si è respirato in quei giorni?
Non possiamo che sottolineare la gioia che si è respirata nel poter partecipare attivamente a questo passo così importante della nostra Chiesa: cioè il primo discernimento dei fratelli Vescovi sulle priorità che stanno emergendo dalle narrazioni diocesane frutto dell’ascolto in questa fase di avvio del percorso sinodale delle Chiese che sono in Italia. Ci è stato chiesto di offrire il nostro contributo – eravamo 32 referenti – e questo ha certamente significato per noi un momento di ulteriore incoraggiamento, sostegno e conferma in questo cammino di Comunione, Partecipazione e Missione che il Santo Padre ha indicato a tutto il popolo santo di Dio. Pur con ruoli e competenze diverse nella Chiesa, è sembrato quasi naturale mettersi tutti attorno a un tavolo, ascoltarsi e discutere.
In che modo è stato presentato il risultato del primo anno di cammino sinodale delle Diocesi italiane e come sono stati percepiti i contenuti delle sintesi?
Quanto emerso dal primo anno di cammino sinodale è stato presentato da Mons. Erio Castellucci al lavoro dei gruppi sinodali sottolineando la piena sintonia delle nostre Chiese con lo spirito e la lettera di Evangelii Gaudium; non ha omesso di ricordare anche le perplessità e le fatiche che “accompagnano” questo cammino. È poi entrato nel cuore del discorso passando in rassegna i principali nuclei tematici emersi ponendo l’accento sulla necessità di vivere la grande sfida di un secondo anno di ascolto in cui andranno tenuti presenti almeno due limiti importanti emersi quest’anno: 1. occorre chiederci come motivare e coinvolgere i nostri presbiteri, che spesso appaiono distaccati e talvolta persino scettici; 2. sarà necessario cercare nuove vie perchè nessuno si senta escluso, ascoltando più in profondità le persone che si sentono estranee all’ esperienza ecclesiale.
Avete preso parte ai lavori nei gruppi sinodali. Ci raccontate in che modo i Vescovi si sono “ascoltati” reciprocamente e cosa è emerso dalle loro considerazioni?
Nei gruppi sinodali abbiamo lavorato in due fasi: nella prima si è vissuto un momento di ascolto reciproco sui percorsi diocesani fatti; ciascun Vescovo ha consegnato agli altri il proprio racconto sottolineando personali gioie, fatiche e spunti di riflessione. Tra i temi emersi: la corresponsabilità fra clero e laicato; il grande tema del linguaggio/dialogo e comunicazione; la formazione, l’accoglienza e la centralità della dimensione relazionale della fede in una prospettiva di cura e protagonismo della persona nella vita pastorale. Il secondo passaggio lo abbiamo vissuto nella mattinata del 25 dove i fratelli Vescovi sono stati chiamati ad identificare almeno 4 snodi ritenuti fondamentali per meglio entrare nella complessità del percorso sinodale e iniziare a delineare prospettive e linee di orientamento che aiutino nel proseguo del cammino. Ancora una volta è emerso che laddove il Vescovo è pienamente coinvolto nel dinamismo sinodale, guida e incoraggia la propria Diocesi, il cammino procede con maggiore chiarezza e consapevolezza di tutte le parti del popolo di Dio, nonostante i naturali ostacoli. Non è molto differente fare un gruppo sinodale con preti, vescovi o laici: esperienze diverse, linguaggi a volte differenti, ma ciò che permette di arricchirsi vicendevolmente e di camminare insieme è la medesima capacità di ascoltarsi.
Dal vostro punto di vista la CEI in che posizione d’importanza colloca il Cammino sinodale? I Vescovi sono abituati a questo iter procedurale o anche loro hanno da imparare qualcosa?
Anche per i vescovi il cammino sinodale è una novità: la strada si sta aprendo passo dopo passo. Inoltre il metodo della “conversazione spirituale” adottato nei gruppi, pur facendo parte della tradizione della Chiesa, costituisce una novità un po’ per tutti. Il metodo sinodale infatti ci rieduca favorendo forme di ascolto gratuito e meditativo vissuto in clima di preghiera dove la persona si consegna all’altro come dono, come profezia. Si comincia a stagliare una realtà germinante! Alla luce del processo avviato in questo primo anno, si intravvedono, nella nostra Chiesa, i germogli di tanta bellezza ancora da conoscere e da svelare.
A vostro parere la presenza attiva dei referenti in occasione dell’Assemblea Cei è stata esclusiva di questa fase oppure si apre un metodo nuovo di lavorare sia a livello nazionale, che su scala regionale?
Sia Monsignor Castellucci nel suo intervento, sia Padre Giacomo Costa hanno sottolineato con forza che la Chiesa sta scoprendo l’importanza di questo modo nuovo di “lavorare”. L’esperienza sinodale ci sta rivelando con sempre maggiore chiarezza che per poter annunciare il Vangelo dentro nuovi paradigmi più generativi di fede e di vita discepolare dobbiamo imparare la giusta modalità di camminare insieme. I nostri Vescovi iniziano a prospettarci un nuovo orizzonte sia nazionale che regionale e il processo di ascolto sta avviando nella nostra Chiesa sarda un tempo di discernimento che ci proietta in maniera incisiva verso una realtà territoriale interdiocesana tutta da seminare e coltivare. Il cammino sinodale sta aprendo strade finora inesplorate e introducendo dinamiche prima sconosciute: sono i doni che lo Spirito ci ha fatto in quest’anno. Anche nei prossimi anni lo Spirito ci meraviglierà con le sue sorprese. Sarebbe un peccato sperperare questo tesoro.