Tre giorni di confronto costruttivo e discernimento, al lavoro su dieci temi salienti, enucleati dalle sintesi diocesane espresse al termine del primo anno della fase di ascolto del Cammino sinodale della Chiesa italiana. A distanza di due mesi dal primo incontro di marzo, 242 referenti diocesani (laici, presbiteri e diaconi, consacrate e consacrati) e 12 vescovi delegati dalle Conferenze episcopali regionali si sono ritrovati dal 13 al 15 maggio in una struttura nella periferia di Roma per il loro secondo incontro nazionale.
“Nonostante la pandemia abbia rallentato, almeno nei mesi invernali, il percorso avviato in autunno, abbiamo ‘scaldato i motori’ e le nostre diocesi hanno vissuto il percorso con crescente entusiasmo; ne fanno fede i circa cinquantamila incontri sinodali, confluiti nelle duecento sintesi diocesane”, ha sottolineato durante l’apertura di venerdì mons. Erio Castellucci, arcivescovo abate di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, vicepresidente Cei e membro del Gruppo di coordinamento nazionale del Cammino sinodale.
Di particolare intensità è stata la giornata di sabato. A partire dal testo di servizio elaborato dal Coordinamento nazionale – un lavoro poderoso di lettura e sintesi di duecento relazioni diocesane, che ha coinvolto l’equipe in questa prima metà di maggio – i lavori di gruppo si sono concentrati sull’analisi di due nuclei, dopo la lettura dell’intero documento con dieci temi fondamentali: ascoltare, accogliere, relazioni, celebrare, comunicazione, condividere, dialogo, casa, passaggi di vita e metodo. Ogni gruppo ha poi trasmesso alla segreteria le valutazioni generate nel confronto, a seguito del quale c’è poi stato lo spazio per un’ulteriore riflessione sulla risonanza più ampia di questa fase narrativa.
L’indomani, la conclusione assembleare dell’incontro, dopo la Santa Messa del primo mattino. Sulla base delle osservazioni ricevute, l’equipe nazionale ha prodotto un nuovo testo di servizio dove l’analisi dei dieci nuclei è stata arricchita dal discernimento operato dai singoli gruppi. Si è trattato di un lavoro delicato, che ha aggiunto alcuni rilievi al testo originario senza però volersi sovrapporsi ad esso, nel rispetto dell’espressione più autentica dell’ascolto raccolto nelle Chiese locali e mettendo in luce come alcuni temi espressi dalle sintesi diocesane – si pensi, solo per citare alcuni temi, al ruolo delle donne nella Chiesa, all’organizzazione gerarchica e “pretocentrica” delle parrocchie, all’accettazione/riconoscimento/accoglienza delle diversità – richiedano un’approfondita analisi pastorale e teologica. Altro aspetto da sottolineare, emerso già durante i lavori di gruppo, è stato poi il comune riconoscersi nel testo presentato, segno di un Sinodo che è davvero un cantiere in costruzione, un processo avviato al cui interno ognuno ha saputo riconoscere – anche se non espressamente citato – il contributo offerto.
La sintesi curata dal Coordinamento nazionale e arricchita dal discernimento operato dai referenti diocesani è stata posta sul tavolo dei vescovi italiani durante l’Assemblea generale della Cei. Il Cammino sinodale è stato infatti uno dei temi all’ordine del giorno dell’Assemblea, alla quale hanno preso parte anche due delegati individuati dalle Conferenze episcopali regionali, chiamati a portare il loro contributo al confronto: per la Sardegna don Mario Farci (diocesi di Cagliari) e Bernardetta Nieddu (diocesi di Sassari). “In questo modo è la rappresentanza dell’intero popolo di Dio, nelle sue componenti, a leggere quanto lo Spirito sta dicendo alle nostre Chiese”, rileva mons. Castellucci ricordando che “a fine maggio verranno riconsegnate ai territori, per un ulteriore discernimento, le proposte su cui avviare il secondo anno di ascolto capillare”.
Un importante momento è stato poi vissuto dopo la cena del sabato. Le varie delegazioni regionali si sono riunite con il loro vescovo delegato per un momento di conoscenza e confronto. Per la Sardegna era presente il vescovo di Ozieri mons. Corrado Melis che ha incontrato la decina di referenti provenienti dalle diocesi sarde presenti a Roma (Cagliari, Iglesias, Ozieri, Alghero Bosa, Sassari, Tempio Ampurias), tra loro laici e presbiteri, uomini e donne. Nel confronto non sono state nascoste le difficoltà, nessuno ha difatti omesso di citare le fatiche, le diffidenze, la distanza di molti sacerdoti dalla proposta sinodale, ma è soprattutto emerso il segno della speranza, la percezione di vivere un’occasione da non perdere, un momento con grandi potenzialità, per la nostra Chiesa e per le nostre comunità. Lo stesso mons. Melis ha sottolineato la bellezza del coinvolgimento di tante persone e della conferma di una vitalità importante anche in un momento difficile come questo, la presenza di attese che non possiamo tradire e che chiamano tutti a proseguire con impegno nel Cammino, con un metodo e uno stile nuovo che è stato sottolineato da tutti i referenti. Anche a livello regionale, questo primo incontro è stato solo il primo passo di un coordinamento per continuare nel dialogo e nelle successive fasi del Cammino. A livello nazionale, la tre giorni romana ha chiuso il primo anno del percorso sinodale e avvia, a partire da settembre, il secondo anno di ascolto che completa la “fase narrativa”.