Nato a Carmagnola il 21.04.1942
Ordinato sacerdote il 26.06.1966
Eletto Vescovo Ausiliare di Torino il 21.06.2002
Consacrato il 20.07.2002
Eletto Vescovo di Alghero-Bosa il 29.09.2006
Ingresso in Diocesi il 25.11.2006
Eletto Vescovo di Alba il 28.06.2010
È nato a Carmagnola (Torino) il 21 aprile 1942. È entrato in Seminario minore a Giaveno il 1° ottobre 1953. Nel settembre 1958, ha fatto la sua vestizione chiericale ed è passato al Seminario Maggiore di Torino-Rivoli dove ha svolto gli studi filosofici e teologici.
Durante il penultimo anno di teologia, è stato inviato assistente nel Seminario minore di Bra.
Nell’ultimo anno di teologia è stato invitato dal vescovo coadiutore mons. Felicissimo Tinivella a perfezionare gli studi frequentando il corso di pedagogia catechistica presso il Pontificio Ateneo Salesiano, istituto superiore di pedagogia, per un biennio. Ha pertanto conseguito il diploma di qualificazione di pedagogia catechistica il 30 agosto 1967.
Dopo il primo anno di questi studi, è stato ordinato sacerdote, il 26 giugno 1966, dal card. Michele Pellegrino.
Fu inviato vice-parroco a Santena dal 1967 al 1969, e dal 1969 al 1975 fu nominato vice-parroco presso la parrocchia Madonna Divina Provvidenza in Torino.
Il 20 giugno 1975, il cardinal Pellegrino lo invitava a fondare una nuova parrocchia, in un nuovo quartiere nascente in Torino. Iniziò l’11 ottobre 1975 l’attività, in un negozio adattato a Chiesa, e il 17 giugno 1976 veniva eretta la parrocchia di San Benedetto Abate.
Il 13 maggio 1978 veniva consacrata la chiesa, inaugurate le opere parrocchiali dal card. Anastasio Ballestrero.
Dietro i pilastri portanti di una vita parrocchiale, si sono svolte numerose attività di formazione, concretizzate anche nella casa di spiritualità: “Oasi di San Benedetto” in Montanaro, particolarmente usata per continui corsi di esercizi spirituali e incontri formativi.
Nel luglio 1994, il card. Giovanni Saldarini lo nominò assistente diocesano dell’Azione Cattolica, rimanendo sempre parroco nella medesima parrocchia.
Nel 2000, il card. Severino Poletto lo nominò vicario episcopale territoriale per la città di Torino.
Il 25 Luglio 2001, a seguito della morte di mons. Mario Operti, fu nominato vicario generale della diocesi, con particolare impegno per il piano pastorale e per le missioni diocesane, e con l’incarico di seguire in modo particolare i sacerdoti, i diaconi e le parrocchie della città.
Il 4 Novembre 2001 dovette lasciare l’incarico di parroco, dopo ventisei anni.
Il 20 luglio del 2002 è stato nominato Vescovo ausiliare della diocesi di Torino, insieme a mons. Guido Fiandino.
Eletto Vescovo di Alghero-Bosa il 29.09.2006, con ingresso in Diocesi il 25.11.2006.
Eletto Vescovo di Alba il 28.06.2010 e contemporaneamente nominato Amministratore Apostolico della diocesi di Alghero-Bosa fino al 2 ottobre 2010, quando prende possesso della sua nuova diocesi.

Stemma

Stemma Mons. LanzettiLo stemma ha i medesimi colori in alto a destra ed in basso a sinistra, l’azzurro e il bianco, che stanno ad indicare la doppia cittadinanza tipica di ogni cristiano: la terra ed il cielo, le realtà terrestri in cui è immerso e la vita eterna già iniziata. Il pellicano è l’icona di chi si sacrifica per i figli fino a squarciarsi il petto per la loro sopravvivenza ed indica il dono totale di se stesso cui è chiamato il vescovo, che si spende per il suo gregge senza risparmiarsi, fino a consumare per esso la propria vita. I pani ed i pesci (che sono impressi anche nel pastorale di Mons. Lanzetti) si rifanno all’episodio evangelico (Mt 14,13-21…) in cui Gesù fa appello alla collaborazione dei discepoli (“Date loro voi tessi da mangiare” 14,15), per indicare la necessaria attenzione ai problemi della gente cui la Chiesa deve dedicarsi senza riserve.
A destra in basso, sui medesimi colori, sono disegnati due pesci che si baciano (ritorna il tema dei pesci) a formare la lettera “C” che è l’iniziale della parola “Cristo” ed è anche lo stemma della città di Carmagnola, in cui Mons. Lanzetti è nato. Al centro dei due pesci una stella richiama l’Immacolata, patrona di Carmagnola (ed anche titolare delle cattedrali di Alghero e Bosa!).
Le altre due parti dello stemma, ripetute in modo identico, fanno più da vicino riferimento alla storia personale del vescovo: le tre conchiglie in alto a destra richiamano S. Giacomo, di cui Mons. Lanzetti porta il nome, ed evocano il tema del pellegrinaggio, immagine della vita (cristiana); quelle in basso a sinistra fanno riferimento allo stesso simbolo presente nello stemma del Card. Michele Pellegrino, cui Mons. Lanzetti deve l’ordinazione sacerdotale e che ha voluto richiamare nella conchiglia il suo cognome.

Alla luce di queste spiegazioni è più facile intendere il significato del motto “Sincero corde servire”.
– “Sincero corde” è un’espressione tratta dal Canone IV, per evidenziare la scelta di impegnare senza riserve nel ministero tutta la propria umanità, qui evocata con due caratteri non solo essenziali, ma anche indispensabili per la realizzazione di rapporti veri e proficui: la “sincerità” e la “cordialità”. Così il vescovo può “aprirsi all’accoglienza delle persone e delle loro domande, in un contesto di autentica partecipazione alle diverse situazioni” (Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica post-sinodale “Pastore gregis”, n.23).
– L’aggiunta del verbo “servire” esplicita l’ “atteggiamento di servizio” che è chiaramente indicato come fondamentale per il vescovo (ib. n. 2). Accompagnando i due sostantivi, questo verbo evidenzia il soprappiù che la fede apporta alle qualità umane indicate, additando uno stile che è lo stesso di quello di Gesù e che la Chiesa è chiamata ad imitare: una Chiesa che ha lo stile della “lavanda dei piedi”, che serve, che si prodiga e si spende senza riserve. “I vescovi nell’esercizio del loro ministero di padri e pastori in mezzo ai loro fedeli debbono comportarsi come ‘coloro che servono’ (‘Lumen gentium, n.27; Christus dominus’, n. 16), avendo sempre sotto gli occhi l’esempio del Buon Pastore, che è venuto non per essere servito, ma per servire e dare la sua vita per le pecore” “Pastores gregis”, n. 42). Così facendo, il Vescovo “si spende generosamente per la Chiesa affidatagli” (ib. n. 1) e può essere “padre, fratello e amico di ogni uomo” (ib. nn. 4 e 11).